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sabato 2 febbraio 2013

Chi era Gustavo Rol?


Gustavo Rol




Gustavo Rol - Un Mondo Dietro al Mondo (part 1 of 3)





Gustavo Rol - Un Mondo Dietro al Mondo (part 2 of 3)





Gustavo Rol - Un Mondo Dietro al Mondo (part 3 of 3)











Lo Spirito Intelligente di Gustavo Rol





<<Tu non sai che cosa siano le cose. Tu le vedi immobili ma esse vivono. Vedi questa penna? A te par nulla, un’asticciola di legno, macchiata d’inchiostro: eppure la mia mano ha tracciato con essa pagine d’amore.>>
(dai Diari di Rol)
Chi era Gustavo Rol? Magari ci fosse dato di poter rispondere in modo oggettivo e definitivo. Certo, se dovessimo basarci unicamente sulle numerosissime testimonianze depositate nel corso degli anni da tutti coloro che, in modo continuativo o episodico, ebbero il privilegio di interagire direttamente con lui, allora non nutriremmo alcun dubbio sulla sua natura squisitamente paranormale; eludendo il legittimo scetticismo che sempre s’accompagna a questi fenomeni, allora anche noi, sulla base delle suddette testimonianze, non esiteremmo a riconoscergli carismi e talenti particolari. Va da sé che l’assenza di un’esperienza diretta ci suggerisce, come dire, una posizione più prudente o, se si preferisce, più razionale. Di Gustavo Rol l’unico dato veramente certo, che getta un ponte tra un estremo e l’altro, tra un giudizio e l’altro, è la straordinaria fascinazione che ancora oggi emana la sua figura fuori dal tempo. Di Rol si tramandano episodi e circostanze che hanno dell’incredibile. Tutta la sua lunga vita, 1903-1994, così come la troviamo ricostruita e documentata nelle nutrite biografie postume, ha dell’incredibile. Mago? Medium? Spiritista? Chiaroveggente? Illusionista? Rol ha sempre rifiutato qualsivoglia etichetta lo avvicinasse alla cosiddetta parapsicologia.
Le sue doti, che andavano ben al di là della sensitività, lui le ascriveva a un fondamento scientifico, a un potere dello “spirito intelligente” che, a suo dire, anche l’intera umanità in un futuro prossimo avrebbe imparato a utilizzare. Ma, concretamente, che cosa era in grado di compiere? Le testimonianze, molte anche di personalità illustri, parlano di un Rol capace di: precognizione, preveggenza, telepatia, telecinesi, taumaturgia, bilocazione, metamorfosi, materializzazione e smaterializzazione. Questi fenomeni prodigiosi avvenivano per lo più attraverso esperimenti (ogiochini come li chiamava lui scherzosamente, quasi a volerne sminuire la portata, ma anche per non generare panico o paura nelle indoli più sensibili), in apposite serate che si tenevano a cadenza regolare nella sua prestigiosa dimora torinese di via Silvio Pellico 31.
Il suo fine, lo ribadiva di continuo, non era legato alla mera esibizione della sua singolarità; Rol nutriva un bisogno impellente, quotidiano, di condividere le sue “scoperte”, le sue percezioni sensoriali allargate a quella realtà invisibile che a tutti gli altri restava oscura, inaccessibile. Ogni singolo atto performativo doveva trascinare con sé il medesimo messaggio di fondo, e cioè: la materia non è null’altro che una condizione apparente e illusoria della realtà. Rol dichiarava di essere in grado di disgregare la materia, di manipolarla, di vincerne la consistenza; nessun limite spazio-temporale poteva frenare le incursioni dello spirito intelligente. Amava definirsi “una grondaia che convoglia l’acqua che cade sul tetto”, facendo così intendere di non ritenersi che un tramite, una sorta di protesi medianica tra una volontà superiore, Dio, e una volontà umana. <<I miei esperimenti – scrive Rol nei suoi Diari – sconvolgono le leggi della natura. Ma tutto ciò appartiene a questo mondo, mentre io non sono più di questo mondo. (…) Tutto fa parte di un disegno superiore, di un piano divino.Nell’armonia della vita c’è una corrispondenza perfetta tra tutte le cose. Sarebbe sorprendente se il suono non potesse suggerire il colore, se i colori non potessero dare l’idea di una melodia: tutte le cose sono sempre espresse da analogie reciproche. Fin dal giorno in cui Dio ha creato il mondo, come una complessa e indivisibile totalità. Molte cose possono apparire separate e differenti: l’uomo e la donna, l’inconscio e la coscienza, il giorno e la notte, il sole e la luna.
Le realtà sembrano fatte di opposti, di luce e ombra. (…) Lo stesso Einstein impiegò gli ultimi anni della sua vita nel tentativo di unificare tutte le forze della natura. Fu la sua grande opera incompiuta.>> Rol, in altre parole, aveva trovato l’accesso a un’altra dimensione, parallela a quella reale ma più profonda, più autentica. A chi assisteva ai suoi esperimenti Rol elargiva tracce e prove inconfutabili: materializzava oggetti, diffondeva profumi, dipingeva e scriveva a distanza, si liquefaceva lungo le pareti e passava attraverso i muri assumendo sembianze polimorfe. Ovvio che siamo nell’assurdo. Non eravamo lì, quindi non possiamo né affermarlo né negarlo. Lo stiamo semplicemente raccontando attingendo dalla documentazione in nostro possesso. È Rol stesso, nei suoi scritti, a spiegare come e da cosa ebbero origine i suoi poteri; fu la sua stessa volontà a evocarli attraverso un esercizio meticoloso ed estenuante, costellato di reiterati fallimenti, ma che alla fine, cogliendolo quasi di sorpresa, si rivelarono fruttuosi più di quanto avesse mai sperato. <<Oggi, 28 luglio 1927, la mia ricerca è finita. Ho scoperto la legge che lega le vibrazioni cromatiche del verde a quelle sonore della quinta nota musicale e a certe vibrazioni termiche: il segreto della coscienza sublime.>> Riuscì ad organizzare la sua mente, riuscì ad addomesticarla. L’imput iniziale glielo fornì casualmente un mazzo di carte francesi, un banalissimo mazzo di carte da gioco. Quadri, cuori, picche, fiori. Semi e numeri. Forme e colori. Fronte e retro.
Il mazzo di carte assurse a microcosmo, un universo virtuale in miniatura all’interno del quale Rol, novello demiurgo, ritenne di poter ricreare un nuovo ordine. Tutte le testimonianze collimano e convergono. Con le carte, qualsiasi mazzo di carte, Rol era in grado di compiere prodigi straordinari. Nessun trucco prestidigitatorio, nessun illusionismo. Rol non toccava mai le carte. Queste mutavano di seme, di numero e di colore nelle mani o nelle tasche degli spettatori. Giochini, minimizzava Rol al termine di ogni esperimento. Giochini. Le trasmutazioni nell’elegante salotto napoleonico di via Silvio Pellico si davano il turno, una più straniante e spettacolare dell’altra. Dalle carte poi Rol, se era in vena, passava a “cose più serie”, dalla levitazione alla pittura al buio, fino alla materializzazione di splendidi fasci di rose odorose. Einstein, Fermi, De Gaulle, Pio XII, Mussolini, Hitler, Kennedy, Reagan, d’Annunzio, Croce, Einaudi, Dalì, Picasso, Strehler, Fellini, Buzzati… l’elenco delle personalità che entrarono in contatto con Rol è lunghissimo. Famosi medici e primari lo consultavano per le diagnosi più difficoltose. Non c’era campo (politica, scienza, religione, medicina) in cui Rol non potesse rivelarsi utile. Lui non si negava, anzi si prestava volentieri. Non lucrò mai sulle sue facoltà. Godeva di ingenti ricchezze di famiglia che, in là con gli anni, dopo una carriera internazionale nelle banche, gli consentirono di non lavorare. Dal 1934 Rol si dedica alla pittura. Anche i suoi quadri sono esperimenti, “quadri che si muovono” giurano ancora oggi i collezionisti, perfette visualizzazioni dello “spirito intelligente” in perpetua interazione con la materia (pittorica). Nei Paesaggi, ma più ancora nelle Rose, Rol insegue e persegue il moto in divenire delle choses du mond, quell’invisibile mutevolezza che è lo scheletro d’ogni immanenza. Nessun trucco, nessun artificio, nessun volgare tromphe l’oeil.
Non dipinge né con la sicumera di un accademico e né con gli ingenui azzardi di un autodidatta, e come è noto sulla sua pittura sono spesso circolati giudizi molto contrastanti; certo è che solo in poche occasioni, aggirando certi imbarazzi, si è arrivati a formulare valutazioni e perizie oggettive. Rol, lo sappiamo, non è in primo luogo un pittore. Lo è, ci sia concesso il gioco di parole, solo in unsecondo luogo, in quella dimensione altra e parallela che costituisce il vero territorio d’indagine della sua ricerca. Commetteremmo quindi un errore imperdonabile se tentassimo di analizzare le sue opere secondo il metro di una critica tradizionale; entrano in gioco dinamiche molto più complesse talmente connesse al fenomeno Rol dal non potersi in alcun modo isolare o posporre. Vanno intese e comprese nel vastissimo quadro che Rol ha dipinto intorno a se stesso. Nella sua tecnica grafico-pittorica viene a stabilirsi una singolare vicendevolezza tra l’atto compositivo e quello decompositivo. L’icona autografa si ribalta specularmente nell’icona achirotipa, rinunciando in un certo modo ad autenticarsi; è un guanto dalle tinte cangianti che si rivolta di continuo, lì, proprio davanti ai nostri occhi. Non è l’immagine a rivelarsi, ma la sua apparenza epifanica. I colori ci sono e non ci sono, e così le linee di contorno, i piani prospettici, gli oggetti e i soggetti. Le immagini di Rol sono, o sarebbe meglio dire “mirano ad essere”, manifestazioni iconiche, quindi non figure pittoriche in senso stretto. Il mondo che Rol ci restituisce nei suoi dipinti è a tutti gli effetti quello reale, o almeno a un primo sguardo così ci appare; se solo però indugiamo qualche istante di più, fissando ora una linea di contorno ora un colore, ecco che la dimensione straniante che vi è sottesa emerge e prende il sopravvento, svelando la superficie epidermica del tessuto pittorico. Se negli esperimenti di pittura al buio scaturivano opere nello stile di Auguste Francois Ravier (un pittore francese dell’Ottocento), senza che nessuno toccasse i pennelli, nella pittura ufficiale Rol dedicava anche un intero mese di lavoro per completare una singola tela.
 Quello delle Rose è un tema ricorrente e dominante fino ai suoi ultimi anni di vita. Le rose sono colte nel rigoglio struggente che precede il disfacimento, aperte e schiuse fin quasi a sfaldarsi e a spetalarsi, raccolte in mazzi variopinti come carte da gioco mischiate in misteriosi abbinamenti; così i vasi, diafani ed evanescenti, sembrano fare le veci di volti privi di connotati o di mani che sorreggono ventagli di carte francesi. Le rose sono fiori, sono picche, sono quadri e sono cuori. I vasi, di un bianco quasi lattiginoso, sono cilindri magici da cui scaturiscono prodigiosi florilegi.Rose is a rose is a rose is a rose, scriveva Geltrude Stein. Nella parabola della rosa Rol individua la bellezza ciclica che lega amore e morte. La rappresentazione non coglie né il germoglio, né il bocciolo e né il fiore sfiorito o rinsecchito; Rol sceglie di eternare quell’attimo di bellezza assoluta che precede e preannuncia la debacle, rivestendo il marcescente di un vigore eterno e invincibile. Le rose traboccano dai vasi come indomabili capigliature, dando alla natura morta l’identità parallela e sovrapposta di una icona antropomorfa. Nulla in Rol, lo ribadiamo, è quello che sembra. Tutto invece rimanda a qualcos’altro, in un gioco di cicliche analogie. Nei paesaggi, altro grande tema ricorrente della produzione pittorica di Rol, sembrano verificarsi vere e proprie mutazioni sulla superficie della trama dipinta. A tal riguardo riportiamo la testimonianza di Domenica Fenoglio, amica di Rol, che nel 1973 assistette a un evento a dir poco fuori dal comune. “Da anni avevo in Rol un grande aiuto: mi sapeva indirizzare nei meandri della burocrazia, interveniva con lettere e telefonate, faceva le pressioni giuste per sbloccare drammatiche situazioni finanziarie della mia gestione. (…) Nel mio ufficio, davanti alla mia scrivania è appeso un dipinto di Gustavo con il soggetto di una strada di collina con carretto. Me lo aveva regalato nel 1968. Un paesaggio brullo, eppure bellissimo, e per me anche confortevole al solo guardarlo, come se mi riverberasse la bontà e la generosità di Rol. Un giorno, nel 1973, ero particolarmente avvilita perché i problemi non si risolvevano. Ho parlato al quadro come se parlassi a lui. Mi sono avviata per uscire, ma mentre varcavo la soglia ho sentito il bisogno di tornare indietro per riguardare il dipinto. Sono rimasta come di pietra: nel quadro non c’erano più solo la strada e il carretto: c’era anche un albero, sembra un ciliegio, fiorito. Sono corsa fuori a chiamare mia figlia e un assistente. Anche loro sono rimaste stupite. Eravamo li che commentavamo questo fatto prodigioso, quando ha squillato il telefono. Era Gustavo. Mi ha detto: “Hai visto il mio pensiero? Devi avere pazienza e le cose si sistemeranno”. Infatti si sistemarono e l’albero è sempre li, fiorito.”. Di testimonianze come questa, nelle biografie di Rol se ne trovano a decine. Rol animava e modificava le sue opere a distanza; se le sue rose dipinte sprigionavano all’improvviso intensi profumi, i personaggi all’interno dei paesaggi (sempre stando agli aneddoti e alle testimonianze) si spostavano liberamente lungo i sentieri e le linee di fuga, incuranti dei limiti imposti dalla materia. Lo ribadiamo ancora una volta: il non aver potuto usufruire di un’esperienza diretta ci penalizza a priori. Il dato più interessante è che Rol sposta l’asse dal miracolistico allo scientifico, un iperscientifico che sfida finanche nella terminologia il fantascientifico. Rol rigettava ogni assunto paramagico e occultistico: le sue abilità erano il risultato della volontà dello “spirito intelligente”. Abbiamo tracciato ampiamente tutte le coordinate per accedere alla poetica di Rol. Per quel che ci riguarda, se non altro alla luce dell’indubbia bellezza delle sue opere, quel che di più indubitabilmente autentico si riconferma è la straordinaria fascinazione che il fenomeno Rol riesce ancora oggi a suscitare in chiunque vi si accosti. Quand’anche, per assurda ipotesi, si riuscisse a provare scientificamente che Rol non fosse null’altro che un prestidigitatore, un indovino, un abile illusionista, il fascino carismatico della sua figura, ci sarebbe da giurarci, rimarrebbe inalterato. E questo perché, forse, la vera magia di Rol risiede tutta nel mistero che ancora oggi trasuda dai suoi scritti e dalle sue opere.
Massimiliano Sardina




    Gustavo Rol era il pittore che   dipingeva  con  soli  3  colori.


I suoi quadri sono un patrimonio dell'Umanità, ma siamo ancora lontani dall'esserne

consapevoli: egli utilizzò la pittura come linguaggio universale per diffondere il suo
testamento spirituale.
Mentre dipingeva, Rol correggeva e completava minuziosamente e continuamente le sue
forme e solo quando era completamente soddisfatto, allora si sedeva ed ammirava la sua
composizione, gioiendo come un bambino e rendendo partecipi di questa gioia i suoi
ospiti, agli occhi dei quali molto spesso il quadro era perfettamente uguale a prima.
Proprio come quando faceva i suoi famosi "esperimenti", Rol si trasformava dipingendo e
si compiaceva delle sue opere, e solo quando le viveva come davvero finite decideva a chi
destinarle.
I dipinti di Roi racchiudono le informazioni necessarie per comprendere in modo completo
e globale la realtà che ci circonda e reinterpretare la relazione tra gli esseri umani.
Rol era consapevole che gli uomini non erano ancora alla ricerca di ciò che lui aveva
trovato e decise saggiamente di vivere in profondo silenzio, di non voler convincere i critici
di una possibilità che pure era in loro stessi, di non lasciare scritti sebbene tutti glielo
chiedessero. Decise però di dipingere.
Ad una prima superficiale osservazione, appare chiaro che i suoi quadri sono dotati di uno
o più particolari punti attrattori, punti nei quali pare emergere una luce più vivida ed il
pensiero dell'osservatore si proietta alla ricerca di una interpretazione, di una forma o di un
movimento nascosto.
Ogni punto attrattore rappresenta una diversa modalità con cui entrare nel significato dei
quadro e realizzare una personale percezione immaginativa.
I suoi dipinti sono la via maestra per l'evoluzione di una nuova concezione dell'uomo e
imparare a ricevere il messaggio che contengono deve rappresentare una sfida ed uno
stimolo all'evoluzione della mente umana.
Essere puri di cuore, pazienti, curiosi e senza pregiudizi: queste sono le regole che
l'osservatore deve ricordare per avvicinarsi a Rol e solo così, lentamente ma
irreversibilmente, una nuova realtà verrà disvelata.
Roi era un precursore dei tempi e visse la realtà come indissolubilmente composta da
spirito e materia: nei suoi dipinti emergono nuovi dinamismi e si può intuire come solo la
concezione di una realtà soggettiva possa aprire all'uomo l'accesso a nuove ed
inaspettate risorse.
Per l'osservatore che non vuole condividere questa visione, suggeriamo di vivere questa
esperienza "come se" fosse così, cercare il proprio punto attrattore, lasciarsi trasportare
dai chiaroscuri confusi di alcune ricorrenti figure, scoprire il dettaglio minuziosamente
curato o vedere il quadro nella sua globalità, immaginare il destino dei suoi personaggi ed
il significato simbolico dei soggetto proposto, seguire i segni di pennello che paiono parole
di un linguaggio sconosciuto, memorizzare i colori e tornare successivamente ad
osservarli.
Curiose sono le opere di Gustavo Rol, il pittore che dipingeva con soli tre colori chissà
perché amava ricordarlo.
Eccone alcuni:

















                   La Morte di Gustavo Rol



La scomparsa del grande sensitivo che credeva nella natura divina dell'uomo ROL e gli spiriti buoni
TORINO. GUSTAVO ADOLFO ROL, il sensitivo e pittore torinese che ha incarnato una delle <leggende> piu' segrete del secolo, grande amico di Federico Fellini, e' morto nella tarda mattinata di ieri all'ospedale Molinette di Torino. Aveva 91 anni. Era ricoverato da una decina di giorni. Si e' spento pian piano, perdendo gradatamente conoscenza. I suoi esperimenti paranormali gli avevano procurato una fama enorme, che lui non coltivava. Riservatissimo, scrisse di se' sulla Stampa: <mi sono definito "la grondaia che convoglia l'acqua che cade sul tetto". Non e' quindi la grondaia che va analizzata, bensi' l'acqua e le ragioni per le quali quella "pioggia" cade>. Amava parlare di <spiriti intelligenti>. E rifiutava la paROLa <magia>. TORINO DI se' diceva: <sono un pittore>. Certo, era anche un pittore, e proprio di pittura viveva: i suoi quadri, paesaggi e nature morte, soprattutto rose in fase di disfacimento, tutti di grande suggestione, nascevano dopo lunga elaborazione e andavano via immediatamente, prenotati da tempo, molti all'estero, specialmente in Svizzera. Ma per quanto bravo, GUSTAVO ADOLFO ROL non sara' ricordato per la sua pittura. Sara' ricordato per le sue capacita' extrasensoriali. Medium? <non sono un medium>. Se qualcuno non della sua cerchia insinuava: <mago>, <per carita'> insorgeva, <non chiamatemi mago, sono uno che fa delle cose che tutti potrebbero fare, basta volerlo>. (nel '73 un mio articolo su di lui fu intitolato <il mago di Torino>, nonostante nel testo ricordassi la sua idiosincrasia per quel termine, e l'errore, di cui ero incolpevole, mi costo' il suo rifiuto a parlarmi per due mesi). Dal '72 all'80 ebbi la fortuna e l'onore di frequentarlo: ci vedevamo una o anche due volte la settimana, la sera: e per lui le serate con gli amici andavano avanti fino alle due. Era stupendo, anche indipendentemente dagli strabilianti esperimenti che faceva: coltissimo, due lauree, dotato di una memoria formidabile, aveva un linguaggio profondo, fiorito, elegante e ad accrescere il fascino della sua personalita' contribuiva anche lo sguardo penetrante dei suoi occhi grigio-azzurri. Si stava ad ascoltarlo - il gruppo degli amici era di solito sui sei-otto, massimo dieci - in un silenzio devoto, sempre constatando che su qualsiasi argomento da lui c'era da imparare. Aveva scoperto quelle sue straordinarie facolta' nel 1927, all'eta' di 23 anni, quando si trovava a Marsiglia dove era impiegato in una banca. Raccontava che davanti alla vetrina di un tabaccaio si era fermato a guardare un mazzo di carte e li' gli era venuta l'idea di riuscire a indovinare il colore e il seme passando la mano sul dorso. Ma ci sono anche altre versioni di quell'esordio. Pitigrilli, che in gioventu' gli fu amico, racconto' in un suo libro che ROL a Marsiglia aveva conosciuto un polacco capace di fermare, con la volonta', l'oROLogio di una torre; e gli aveva anche dato una dimostrazione di come si potesse conoscere il colore di una carta coperta. Quando ROL parlava di queste sue possibilita' diceva che era una conquista che aveva raggiunto attraverso il pensiero, la volonta', la rinuncia all'orgoglio, all'ambizione, alla vanita', al denaro. Nella sua lunga esistenza ha fatto migliaia e migliaia di esperimenti, anche davanti a grandi personaggi di tutto il mondo, persino Einstein e tutti sono rimasti stupiti. Fellini era suo amico, fino agli Anni Ottanta veniva di frequente a Torino per fargli visita, per rivedere le sue cose straordinarie e anche per consultarlo sui propri progetti cinematografici. L'aneddotica su ROL spazia su una gamma vastissima di esperimenti: sapeva leggere in un libro chiuso, scrivere a distanza, vedere nel futuro, riconoscere intorno al capo di ogni uomo la favolosa aura di cui parla la filosofia indiana e, attraverso ad essa, identificare tutto dell'individuo. Non era un guaritore, ma talvolta taluni medici chiedevano il suo intervento perche' sapevano che la sua presenza poteva facilitare una diagnosi. ROL non praticava lo spiritismo. Con lui si parlava di <spirito intelligente>. Spiegava che anche gli oggetti hanno uno spirito, che rimane anche quando sono andati distrutti. Quello dell'uomo, pero', e' uno spirito intelligente che va, con l'anima, a Dio, dopo l'esperienza della vita, ma puo' ritornare ancora operante sulla terra, <a prova e riprova dell'inconsumabilita' di Dio stesso> diceva ROL. E spiegava che tutti i suoi esperimenti non erano altro che tentativi di aprire al prossimo finestre sull'infinito onde attingere forza e coraggio. Al prof. Carlo Arturo Jemolo, che sulle colonne de La Stampa l'aveva invitato a farsi esaminare e contROLlare con mezzi scientifici, il dott. ROL aveva risposto con un articolo su questo stesso giornale per dire che lui non era un uomo di scienza e non poteva agire su ordine: <io debbo necessariamente agire con "spontaneita"', quasi " sotto l'impulso di un ordine ignoto" come disse Goethe. E' studiando questi fenomeni a valle che si puo' giungere a stabilirne l'essenza, bensi' e' piu' in alto dove ha sede lo "spirito intelligente" che gia' fa parte di quel Meraviglioso che non e' necessario identificare con Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel Meraviglioso c'e' l'Armonia riassunta del Tutto e questa deificazione e' valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio>. Negli anni della nostra felice frequentazione ho assistito a centinaia di esperimenti, tutti sbalorditivi. Descriverli e' difficile perche' occorrerebbe molto spazio in quanto, il piu' delle volte, avevano una preparazione lunga in modo che avvenissero con il concorso di tutti i presenti. Posseggo due dipinti a olio di Francois Auguste Ravier, pittore francese morto nel 1895, ottenuti a casa mia. La sera di quell'esperimento ROL fece firmare ai presenti, sul retro, una tavoletta che poi poso' su un cavalletto coi colori vicino. Lui se ne allontano' rimanendo a un paio di metri di distanza. Quale impressione nel vedere, nella penombra in cui eravamo, i pennelli muoversi da soli! La tavoletta era stata dipinta esattamente in 4 parti raffiguranti quattro soggetti diversi che corrispondevano ai temi espressi da quattro persone del gruppo. Da fogli preventivamente contROLlati ho visto, e con me altri testimoni, uscire dipinti di Braque, Kandinsky, Klee, Goya, El Greco, ecc. Spesso faceva distruggere queste testimonianze; le poche volte che consentiva a salvarle ne documentava la non autenticita' scrivendoci sopra <hommage a'...> e la data. Uno degli esperimenti di scrittura diretta che mi sono rimasti piu' impressi e' questo: nella casa di campagna del dott. Alfredo Gaito, agopuntore, davanti a una libreria ROL ci invita a scegliere due libri e la scelta avviene con un sorteggio, pero' non li tocchiamo, restano sullo scaffale; ancora con sorteggio scegliamo due pagine, una per ciascun libro. ROL si concentra e legge la prima riga di una delle pagine e con la matita di grafite scrive le paROLe in aria. Prendiamo i libri e scopriamo che le paROLe del primo libro, esatte, sono state scritte con la grafite sul bordo della pagina scelta del secondo libro. E i viaggi con apporti? Altro settore affascinante. Con lui uno del gruppo riusciva ad andare, in perfetta coscienza, non in trance, non in ipnosi (fenomeni sconosciuti nell'operato di ROL), in un tempo passato, a vedere e a parlare con la gente. Era un'escursione della fantasia, seguita dal soggetto e contROLlata da ROL. A volte si materializzava un oggetto di quel tempo intravisto dalla persona in quel viaggio. Certo non dimentichero' il suono di quel campanello da collare che, in casa di Nuccia e Giorgio Visca, a Torino, giro' a lungo sulle nostre teste prima di posarsi sul tavolo. Era stato <visto> al collo di una pecora. E' un oggetto forse del '600, ora in possesso dei coniugi Doretta e Silvano Innocenti. Io da un <viaggio> ho riportato la penna d'oca spelacchiata e consunta di uno scrittore parigino dell'800 che gli avevo <visto> in mano. Gli esperimenti di ROL erano un seme che veniva lanciato; il frutto e' l'intuizione che l'uomo puo' riconoscersi nella propria natura divina. Se ne e' andato, con il suo mistero, un personaggio meraviglioso, del quale i testi di parapsicologia parleranno a lungo.

Remo Lugli


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